Testo completo
title
Castello
Edificato dai normanni, ricostruito da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d'Angiò, rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria, anche se conserva l'aspetto di una fortezza, non rappresenta certo un esempio di architettura unitaria. Senza dubbio è il castello più noto della Basilicata ed uno dei più grandi del meridione. Costruito sulla sommità di un colle, protetto da un fossato, da uno spalto e da una cinta muraria, ha dieci torri di cui sette rettangolari e tre pentagonali (angioine): (partendo dal portale principale e procedendo in senso orario): 1) Torre dell'Ingresso alta pochi metri 2) Torre dello Stendardo o dei Cipressi, pentagonale 3) Torre della Secretaria o Della Terrazza 4) Torre del Baluardo del Leone, pentagonale 5) Torre dell'Imperatore o dei Sette Venti, la più avanzata nella campagna 6) Torre senza nome, restano solo i ruderi 7) Torre di Nord Est o Torrita Parvula 8) Torre delle Carceri o di Marcangione 9) Torre della Chiesa 10) Torre dell'Orologio, pentagonale. Quattro sono gli ingressi di cui tre angioini. Il primo (oggi murato) a nord est vicino alla Torre Parvula, metteva in comunicazione direttamente con la campagna; il secondo (di servizio ed anch'esso murato), nei pressi della Torre della Chiesa, si apre nello spalto; il terzo a sud ovest, oggi visibile (ma non in uso) vicino al Baluardo del Leone permetteva di raggiungere il fossato e quindi la città; in età angioina era l'ingresso principale. Il quarto, oggi in uso, da accesso al paese attraverso un ponte, un tempo levatoio; fu aperto dai Doria.
Superato il portone si entra nel Cortile Principale su cui si affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia e subito dopo un'arcata che congiunge il palazzo alla chiesa si aprono il Cortile della Rimessa e quello della Cisterna e, tra la torre dell'Imperatore e la Torrita Parvula, il Cortile del Mortorio. Infine, fra la torre dell'Imperatore e il Baluardo del Leone la Piazza degli Armigeri. Alle due estremità anteriori del complesso centrale, incorporate nel fabbricato, si notano due torri quadrate, un'altra si trova nell'angolo posteriore di sinistra ed un'altra doveva essere nell'angolo opposto ma al presente non c'è più traccia. Questo è certamente il primo nucleo normanno costituito da quattro torri che racchiudevano al piano terra due enormi locali a volta e su di essi altri due saloni, uno dei due è il Salone delle Scodelle in cui furono proclamate nel 1231 le Costituzioni Melfitane. Di un certo valore architettonico sono la finestra della Sala del Trono, il motivo a bifora della torre di Marcangione, che ricorda la facciata della cattedrale di Termoli, e il capitello del bastione intorno a cui si snoda la scala a chiocciola posta fra la torre delle Carceri e la torre di Nord Est, capitello che ricorda quelli di Castel del Monte. In una parte del pianterreno del corpo frontale è stato istituito il MUSEO NAZIONALE DEL MELFESE. Visitando le sale si può ricostruire la storia di tutto il territorio dall'età protoclassica. Nella torre dell'Orologio è custodito il SARCOFAGO ROMANO ritrovato nel 1866. L'immenso blocco di marmo è probabilmente l'urna funeraria di Emilia Sauro, la figlia di Cecilia Metella. L'opera rappresenta due diverse scuole di scultura: il coperchio è romano e forse lavorato a Venosa, la cassa è invece di provenienza greca. Sul letto coperchio della tomba si adagia il flessuoso corpo di una giovane dai bellissimi lineamenti, ai suoi piedi un cagnolino e vicino al capo un putto che in una mano regge una corona spezzata e nell'altra una falce rivolta verso terra. La postura della fanciulla fa ricordare la tomba rinascimentale di Ilaria del Carretto di Andrea del Castagno.