I Caracciolo

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06 gennaio 2022

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I Caracciolo

Gli Acciaiuoli restarono signori di Melfi fino al 1416, anno in cui la regina Giovanna II, innamorata alla follia di Sergianni Caracciolo, assegnò a quest'ultimo il titolo di Gran Siniscalco del Regno e di Conte di Melfi. Qualche anno dopo, nel 1418, con la promulgazione della Prammatica Filengeria, si estesero i diritti feudali che, in pratica, vennero a confondersi con il diritto di proprietà privata, enfiteuta ed allodiale.

Con i Caracciolo a Melfi vennero i patrizi napoletani che sostituirono i commercianti fiorentini. Qui menavano vita di corte, senza limiti, tale da far dire a un contemporaneo che ' si viveva in grandissima felicità con la città di Melfi che la chiamano Napoli piccola, dove teneva una corte piena di persone di conto.....'. Tutto ciò provocò invidie tali da spingere la duchessa Covella Ruffo ad ordire una congiura contro Sergianni che morì pugnalato il 19 agosto 1431.

Il popolo di Melfi restava estraneo agli avvenimenti di governo del territorio che erano a tutto vantaggio dei feudatari e veniva spogliato di ogni diritto compreso quello di uso dei pascoli che in precedenza era pubblico ed era sorto in tempi antichissimi per il bisogno di transumanza delle pecore dalla Puglia al Sannio, come testimonia Varrone nel De re rustica ' Itaque greges ovium longe ambiguntur ex Apulia in Samnium, estivatum atque in publicanum profitentur '.

Ciononostante i commerci erano ancora molto attivi tanto da rendere necessario che all'antichissima fiera di Pentecoste, che durava otto giorni, si aggiungessero altre due fiere per provvedimento di Re Ladislao (1386-1414) da tenersi il primo di agosto ed il quattro di ottobre di ogni anno.

Queste due ultime fiere durano ancora oggi e si tengono negli stessi giorni e negli stessi luoghi di allora. Per incentivare la frequenza ed i commerci delle fiere, era uso fornire eccezionalmente servizi di macellazione della carne franchi di dazio. Questa pratica di vera e propria promozione commerciale risultava sicuramente in essere nel 1568 'Item che al tempo delle fiere che si fanno in Melfi così di S. Antolino come del primo di agosto, si debba macellare carne dà detti dazieri franco di dazio', come è documentato sugli atti delle cause dell'Università di Melfi contro il Principe promosse, nei primi decenni del 1700, da Angelo Antonio della Monica, sindaco della città.

In quel tempo l'industria della lana era molto redditizia ed il Re Alfonso D'Aragona, nel 1444, al fine di ottenere maggiori entrate, instaurò un regime di privativa fiscale sui pascoli in guisa da attirare sui terreni del Tavoliere delle Puglie e del Vulture numerose mandrie di bestiame fino ad un milione e settecentomila capi. I pascoli venivano sempre più estesi a danno delle terre da coltivare con scadimento delle produzioni agricole a vantaggio dell'incolto.

I terreni non adatti al pascolo intensivo in quanto ricchi di castagneti, come quelli verso la sommità del Vulture, e perciò stesso protetti dal pascolo di animali dannosi per i giovani alberi, come i bovini e i caprini, restarono di pubblica utilità, anche per far legna da forno. Nel tempo, questi terreni divennero di proprietà privata per usucapione, unica base giuridico-politica in età feudale.

 

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Ultimo aggiornamento: 06 gennaio 2022, 17:36

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