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Il Medioevo
Successivamente all'epoca romana, il primo cenno di Melfi si ritrova nella Historia Longobardorum Beneventanorum di Erchemperto, longobardo beneventano, poi monaco di Cassino, storico che visse tra la metà e la fine del IX Secolo : Romani vero cum uxoribus et natis venerunt in locum, qui dicitur Melphis, ibique multo tempore sunt demorati. Post modum vero Amalphian condiderunt, unde dicti sunt Amalphitani hoc est a Melphi.
Dunque Amalfi sarebbe stata fondata da gente proveniente da Melfi. Nella Chronicon Amalphitanum edita dal Muratori viene ripreso lo stesso motivo delle origini di Amalfi : Gentes Romanorum, provenendo novam Romam, hoc est Costantinopolim, nell'anno 339, furono colti da una tempesta ad parte Sclavoniae ed approdarono a Ragusa da dove, in prosieguo, a causa di vessazioni da parte dei Ragusei, ripartirono con navi trafugate et navigantes ad partes Italiae, applicuerunt ad locum, qui dicitur Melphium. Ubi dimisso nomine Romanae gentis, quo prius noncupabantur, jam non Romani, sed Melphitani appellati fuerunt.
La Cronica continua e narra che successivamente questi Romani-Melfitani si trasferirono anche da Melfi e, giungendo in partibus Salernitate Civitatis, fondarono una nuova città sul mare che, a ricordo della città d'origine, chiamarono Amalfi. Certo è che fra la città di Melfi e quella di Amalfi vi furono sempre rapporti e scambi commerciali importanti, tanto che gli Amalfitani erano di casa a Melfi. Su un documento del 1044 è citato che 23 Amalfitani residenti a Melfi si impegnavano a costruire nella città la chiesa di San Benedetto ; era quello il tempo del maggior sviluppo del commercio amalfitano verso i porti dell'Adriatico.
Lo storico di Amalfi Matteo Camera ritiene che i fondatori di Amalfi provenissero da una località presso il già citato torrente Molfa o Melfe presso Palinuro ; ma è davvero improbabile che i fuggitivi da Ragusa, su navi rubate, attraversassero l'Adriatico, lo Jonio ed il Tirreno per approdare presso Palinuro piuttosto che sulle coste adriatiche. Del resto nel dialetto antico di Melfi raguseo è un epiteto dispregiativo usato per indicare un uomo avaro e duro, quasi a ricordo incancellabile delle angherie subite a Ragusa da quegli antichi Romani-Melfitani.
Nei primi decenni del Secolo XI, Melfi assunse un ruolo preminente ; è il periodo del maggior splendore dell'impero bizantino in Italia meridionale e il gran catapano Basilio Bonjoannes, in una più vasta opera di fortificazione a difesa della Puglia bizantina, nel 1018, fortificò Melfi. Subito dopo, l'arcivescovo di Canosa-Bari, Nicola, eresse la città a sede vescovile.
Dal 1018 in poi Melfi ebbe una rapida fortuna ed il sorgere del vescovado ne è una prova. Scriveva della città Guglielmo Appulo :
Accessu popoli nunc urbs illustris habetur
Finis Italie celeberrima, dives amoeni
Fertilitate loci, caeresis nec egena, nec amnis
E qua sita est insignis honori Ducali.
Poco più tardi, nel 1041, quando il longobardo Arduino, cui era affidata Melfi, aprì le porte della città agli Altavilla, nuovi guerrieri ed avventurieri che venivano dal Nord, prendeva inizio quella epopea normanna che doveva influenzare per molti secoli le vicende storiche dell'Italia. Nel Medioevo dunque Melfi assunse un ruolo strategico di crocevia della storia. La sua storia non è 'storia melfitana', nè circoscritta soltanto all'Italia meridionale.